L’ARTE CAMPANARIA BOLOGNESE

Questa parte del sito è dedicata alla spiegazione della tecnica utilizzata per suonare le campane.

Suonare le campane secondo la tradizione bolognese costituisce una vera arte che richiede talento e una lunga preparazione.

Per imparare tale arte l’apprendista deve frequentare con costanza la scuola di qualche maestro campanaro: non ci s’improvvisa infatti campanari ma occorre, per diventarlo, un lungo tirocinio.Le campane, secondo la tradizione bolognese, si suonano secondo quattro tecniche diverse:                    

1) SCAMPANIO

Nella tecnica di suono a scampanio, le campane sono ferme con la bocca rivolta verso il basso e i battagli vengono comandati dal maestro campanaro con mani e piedi per mezzo di funicelle.

Con questa tecnica l’esecutore può produrre due o più note contemporaneamente e soprattutto può introdurre sfumature espressive ed interpretative ignote alle altre tecniche.

Il repertorio è vastissimo: spazia infatti da inni religiosi come “Ave Maria di Lourdes” a motivi profani (ad esempio “La leggenda del Piave”).

Fondamentale resta in ogni caso la “martellata di Chiesa”, consistente in variazioni che sviluppano un tema classico del settecento.

 

2) DOPPIO A CAPPIO

Il doppio a cappio inizia con le campane in posizione d’inerzia (bocca rivolta verso il basso). Grazie a movimenti sempre più ampi e sincronizzati le campane vengono portate dai campanari alla posizione “in piedi” (con la bocca rivolta verso l’alto) per mezzo di una corda (“al ciap”). E la fase detta “scappata”.

Si esegue ora il “pezzo in piedi”: una successione di rintocchi che seguono un ordine prestabilito (a seconda del “doppio” di cui si è convenuta l’esecuzione) conosciuto da ogni elemento della squadra.

Terminato il pezzo in piedi, le campane vengono riportate nella posizione di partenza in modo sincronizzato. (E’ la “calata”, inversa alla “scappata”).

Com’è stato detto in precedenza, l’esecuzione del doppio a cappio è compiuta mediante una corta corda, legata alla stanga collegata al “mozzo” mediante le “orecchie”.

3) TIRATE BASSE

Nell’esecuzione delle tirate basse le campane sono mantenute in leggero movimento, modificando di volta in volta l’ampiezza dell’oscillazione ed il moto del battaglio per ricavare la successione di rintocchi prevista dal pezzo che s’intende eseguire.

Anche per l’esecuzione delle tirate basse è necessaria la presenza di un campanaro per ogni campana.

4) DOPPIO A TRAVE

Nell’esecuzione della suonata “a trave” i campanari (“travaroli”) si dispongono uno o più per campana, sopra le travi che le reggono. Le campane (che si trovano con la bocca rivolta verso l’alto) vengono lanciate o trattenute dai travaroli per produrre la sequenza di rintocchi prevista. I campanari conducono la propria campana afferrando la “stanga” e l’”orecchia” il cui insieme forma la “capretta”.

La tecnica in questione è probabilmente la più antica della tradizione campanaria bolognese.

5 pensieri su “L’ARTE CAMPANARIA BOLOGNESE

  1. 1° Dio vi benedica
    2° Ricordo le campane della mia giovinezza: erano una meraviglia
    3° Vi ringrazio per aver tenuto in piedi quest’arte meravigliosa.
    4° Mi manca il “doppio” bolognese.
    5° Grazie ancora

  2. Mi chiamo Luca ho 8 anni e sono un vice campanaro in un paesino di nome Tamion
    ma io vivo aBologna e sono stanco di aspettare che noi andassimo in Montagna;
    e chiederei se qualche campanaro a bisogno di aiuto.

    Grazie!

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