Condoglianze

L’Unione Campanari Bolognesi si stringe al dolore della famiglia per la morte di Guglielmo Monti detto Memo. I funerali si svolgeranno martedì 10 settembre alle ore 15 a Musiano. I campanari si ritroveranno per suonare per l’ultimo saluto alle 14.15. Grazie per tutto quelle che hai fatto per i campanari.

Circolare 09-2013

Bologna,06/09/2013 

Caro Socio/a

l’Unione Campanari Bolognesi ha deciso di partecipare al pellegrinaggio diocesano di Bologna a Roma nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 ottobre p.v.

Il programma religioso del pellegrinaggio è il seguente:

Nel pomeriggio di Sabato 19 (dopo una visita guidata alla Basilica di S. Pietro) alle ore 17.00 sarà celebrata la S. Messa da Sua Eminenza il Cardinal Caffarra nella Basilica stessa assieme a tutti i pellegrini bolognesi che parteciperanno al pellegrinaggio. Domenica 20 mattina i pellegrini si riuniranno per la celebrazione della S. Messa nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura e, al termine della funzione, converranno tutti in piazza San Pietro per assistere alla recita dell’Angelus di Papa Francesco.

Noi abbiamo prenotato un pullman da 50 posti per andare a Roma, pertanto il numero delle possibili prenotazioni è chiuso.

La partenza è prevista per le ore 6.30 di sabato 19 ottobre davanti alla chiesa di S. Lazzaro di Savena in piazza Bracci, il pullman farà una seconda sosta a Casalecchio di Reno al parcheggio sito all’inizio della porrettana subito dopo la rotonda Biagi alle ore 6.45 circa. Pranzeremo nei pressi di Roma in un locale pubblico e, arrivati a destinazione nel primo pomeriggio, parteciperemo agli eventi del pellegrinaggio. Ceneremo in un ristorante romano e passeremo la notte in due hotel siti vicino alla stazione Termini, le camere prenotate saranno da tre, quattro o cinque posti (se qualcuno volesse camere singole o doppie è necessario concordarle con il gestore con conseguente aumento del costo della stanza). La domenica mattina ci recheremo con mezzi pubblici a S. Paolo fuori le mura e successivamente andremo in piazza S. Pietro.

Terminata la recita dell’Angelus del Papa inizieremo il viaggio di ritorno e sarà previsto un pranzo al sacco organizzato da noi che consumeremo durante una sosta prevista lungo il ritorno.

Per l’occasione abbiamo richiesto di portare in piazza S. Pietro il concerto mobile di campane dei centesi, per solennizzare con i tradizionali doppi bolognesi le fasi più salienti del pellegrinaggio.

Il costo per la partecipazione è di 190 euro a testa TUTTO COMPRESO.

E’ assolutamente necessario prenotarsi comunicandolo ad Angelo Zambon 3383426122 entro e non oltre il 25 settembre p.v. e versare l’intera quota direttamente o tramite bonifico bancario sul conto IBAN IT53P0200832974001178564759 intestato a Zambon Fabio motivando la causale del versamento. La prenotazione è ritenuta valida al momento del pagamento.

Cogliamo l’occasione per porgerTi i nostri saluti.

Il Consiglio direttivo

Testimonianze Campanologia Bologna 30-08-2013

Foto By Federico Borella

CAMPANOLOGIA BOLOGNA

Performance dell’artista inglese Emma Smith per la città di Bologna nell’ambito di bè bolognaestate 2013
Bottega Bologna è lieta di presentare la prima performance in Italia dell’artista inglese Emma Smith, curata da Stella Bottai e Marta Papini.
Campanologia Bologna è la tappa italiana di un progetto itinerante ideato nel 2011 dall’artista Emma Smith per la città di Bourn, nei pressi di Cambridge. Campanologia è un’interpretazione sonora del paesaggio urbano: attraverso un processo di trascrizione matematica e geografica delle partiture tradizionali per campane l’artista crea una mappa sonora della città ed una melodia che, durante la performance, viene eseguita dal vivo da quattro torri campanarie del centro storico. La sera del 30 agosto 2013 alle 19.45 le campane di S.S. Bartolomeo e Gaetano, San Giacomo Maggiore e S.S. Gregorio e Siro suoneranno insieme, invitando il pubblico ad ascoltarne il suono passeggiando per le strade del centro, seguite alle 21 dai rintocchi finali della Cattedrale di San Pietro, a chiusura dell’evento.
“The idea of the work is to create a sonic map of the city – to play the mathematical shape of the streets through the numbers of traditional ringing methods.” (“L’idea che ispira il mio lavoro è quella di creare una mappa sonora della città – suonare la forma matematica delle strade utilizzando spartiti tradizionali per campane”) – Emma Smith.

Il programma dettagliato dell’iniziativa verrà distribuito nei giorni che precedono la performance in prossimità delle Chiese coinvolte e presentato in conferenza stampa il prossimo 29 agosto, alla presenza dell’artista, che insieme alle curatrici del progetto, verrà premiata dal British Council nell’ambito del programma New Connections, volto a rinforzare i legami tra l’Italia e il Regno Unito attraverso collaborazioni innovative e di alta qualità.

Campanologia Bologna è un progetto a cura di Stella Bottai e Marta Papini, con la preziosa consulenza scientifica di Fabrizio Lollini, docente di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università di Bologna, e dell’Unione Campanari Bolognesi; prodotto da Bottega Bologna con il gentile supporto del Comune di Bologna, del British Council e dell’Associazione Culturale Villa Paleotti-Isolani.
Campanologia Bologna è inserita nel calendario estivo bé Bolognaestate 2013www.bolognaestate.it

La performance si svolgerà venerdì 30 Agosto 2013 presso le seguenti Chiese:

Ore 19.45
Chiesa di S.S. Bartolomeo e Gaetano, Strada Maggiore 4
Chiesa dei S.S. Gregorio e Siro, Via Montegrappa 15
Basilica di S. Giacomo Maggiore, Via Zamboni 15

Ore 20.30
Via Altabella (ingresso laterale della Cattedrale di San Pietro)
Dialogo tra arte e storia in compagnia del Prof. Fabrizio Lollini

Ore 21.00
Cattedrale di San Pietro, Via Altabella 4

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.emma-smith.com

Contatti
Stefania Marconi per Bottega Bologna 051 188 996 87 | 335 7744132
Marta Papini e Stella Bottai: campanologiabo@gmail.com

Emma Smith vive e lavora a Londra. La sua pratica artistica si sviluppa in stretta connessione con l’antropologia del territorio, con un approccio artistico interdisciplinare. Tra i suoi lavori si contano numerosi eventi di arte partecipativa, in cui le relazioni che tengono unite le persone ai luoghi vengono osservate e rese esplicite. Esplorando lo spazio urbano e le dinamiche sociali del territorio, il lavoro della Smith si preoccupa di generare azioni collettive dal carattere unico. Il suo processo creativo è basato sulla collaborazione con esperti di diverse discipline, quali la matematica, la musica, la fisica e l’antropologia. Emma Smith ha presentato performances nei maggiori musei internazionali, tra cui Tate Modern, Showroom e Camden Arts Centre, Londra. Ha esposto in numerose istituzioni artistiche di rilievo internazionale, tra cui Tate Modern Tanks (2012), Tate Modern (2011), The Showroom (2011), Artsadmin (2011 e 2012), Grizedale
Arts (2010-12), Wysing Arts Centre (2010, 2011 e 2012), Whitechapel Gallery (2007 & 2008), Camden Arts Centre (2006) a Londra. www.emma-smith.comBottega Bologna è un laboratorio di sperimentazione e ricerca, che dal 2002 opera all’interno delle dinamiche della musica, dell’immagine e della parola e del loro simultaneo fare i conti con la pratica del processo produttivo e delle nuove tecnologie. Dal 2005 si presenta come associazione culturale autonoma, interamente composta e gestita da un gruppo di giovani professionisti dalle provenienze eterogenee. Negli anni conferma un preciso interesse alla valorizzazione del patrimonio culturale territoriale, attraverso percorsi di ricerca e di recupero e l’implementazione di una rete tra enti e istituzioni locali per la realizzazione di progetti tematici e site specific. www.bottegabologna.orgbè bolognaestate 2013è il cartellone di eventi sostenuto e coordinato dal Comune di Bologna, con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Gruppo Unipol.Il British Council è l’ente culturale britannico. Fondato nel 1934, è presente in Italia dal 1945, nei centri di Milano, Roma e Napoli, dove opera a stretto contatto con l’Ambasciata e i Consolati britannici e grazie alle molteplici relazioni costruite, nei decenni, con i propri partner italiani: dall’amministrazione pubblica all’istruzione, dal business alle arti.  In ambito artistico e culturale l’ente lavora con i migliori talenti e partner italiani e britannici, attraverso il proprio programma New Connections, per sviluppare eventi e collaborazioni innovative e di alta qualità che possano rinforzare i legami tra l’Italia e il Regno Unito.

Stella Bottai, curatrice, vive a Londra, dove lavora per Frieze Foundation. Ha da poco terminato un Master in Curating Contemporary Art al Royal College of Art di Londra e tra il 2006 ed il 2012 ha lavorato per musei e gallerie internazionali, tra cui la Serpentine Gallery (Londra), kurimanzutto (Città del Messico), e White Cube (Londra).

Marta Papini lavora dal 2011 per TOILETPAPER magazine di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari. Tra il 2012 e il 2013 ha curato una serie di performance promosse da Le Dictateur presso Family Business (NYC) e il Palais de Tokyo (Parigi) e seguito il Corso per Curatori della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, diretto da Francesco Bonami.

Vecchi Mestieri

Riportiamo l’articolo uscito su INPD’OPLA, un periodico informativo rivolto ai pensionati INPS Gestione Ex INPDAP realizzato nell’ambito del progetto “Home Care Premium 2012”.
“I campanili sono costruzioni che si elevano verso il cielo per essere riconoscibili da lontano e che caratterizzano quasi in modo indelebile l’identità di una comunità, di un luogo e di una appartenenza.
Sono i preziosi custodi delle campane elementi questi legati alla Cristianità ma anche presenti in moltissime culture. Si ritiene che la campana abbia origini lontane e antichissime e pare che, il modello presente nel nostro territorio, fosse conosciuto in Cina alcuni millenni prima della venuta del Cristianesimo.
Secondo una leggenda, la campana con batacchio interno sarebbe un’invenzione italiana: sembra che sia stata introdotta da San Paolino vescovo di Nola nel V secolo anche se non vi è nessun documento che attesti la paternità dell’invenzione al Santo. In ogni caso, solo nell’ottavo secolo le chiese e le pievi incominciano ad essere dotate di campane e vengono, di conseguenza, eretti i primi campanili che, dopo il Mille, si diffonderanno sempre più. Naturalmente, col passare del tempo anche l’arte dei fonditori si è andata affinando facendo emergere differenziazione di suono fra un campanile e un altro. Non era raro, nelle nostre campagne, riconoscere da quale chiesa provenisse il rintocco del mezzogiorno. Il suono delle campane ha avuto un ruolo fondamentale nella vita dei cittadini: i rintocchi gioiosi per celebrare una festa liturgica o il rintocco mesto che accompagna un defunto, ma anche negli eventi più significativi della società. Chi non ricorda la celebre frase di Pier Capponi quando si oppose alla richiesta di sottomissione del re Carlo VIII rispondendogli “Se voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane“. Già le campane! con cui richiamare alle armi la popolazione, minacciando una rivolta popolare contro l’invasore. Anche durante l’alluvione del Po la gente fu avvertita del pericolo imminente dal suono di tutti i campanili.
Ma non si può parlare di campane senza pensare ai Campanari che con passione e dedizione si dedicano a questa arte che forse va scomparendo soppiantata da un mezzo meccanico od un nastro registrato.
Per saperne qualcosa in più abbiamo intervistato una vera scuola di Campanari che ancora oggi opera sul nostro territorio.
L’appuntamento è a San Lazzaro dove il Signor Mirko Rossi, Presidente dell’Unione Campanari Bolognesi ci è venuto a prendere per portarci proprio sul campanile della chiesa di San Cristoforo a Ozzano.
La prima piacevole sorpresa è il campanaro,  un ragazzo allegro e gioviale, che  con  entusiasmo desidera farci partecipi di questa  sua passione .
Esordisce con la frase: “L’ Italia è la terra dai mille piatti, dai mille vini e dai mille modi di suonare le campane.“ E si attarda a spiegarci che le campane rintoccano diversamente da zona a zona e che i concerti sui campanili di ogni paese si differenziano l’uno dall’altro. Questo dipende soprattutto dall’ accordo dei concerti, dalla dimensione delle campane ma anche dalla lega metallica e dalla qualità della fusione. Così impariamo che il bel suono argentino lo dà la quantità di stagno che viene fuso col rame per ottenere il bronzo. Deve avere una percentuale almeno del 22% perché con poco stagno la campana risulta tenera e il suono è spento e poco ardente quindi non si diffonde a lungo nell’aria ma si ferma subito.
Il timbro invece dipende dalla maestria dei fonditori che devono dare la forma alla campana: più grossa verso il punto di battuta che, progressivamente, si assottiglia andando a formare il ventre per poi chiudersi con l’asola del batacchio. L’armonia è l’insieme di questi due elementi unito all’abilità del campanaro che sarà l’artefice di questo meraviglioso insieme di “din don den dan” che si diffonderanno nell’aria con perfetta progressione quasi a rincorrersi per poi unirsi in un abbraccio.
Mentre l’auto prosegue la sua corsa verso Ozzano, le domande si accavallano e così impariamo che la campana è fragilissima e a noi sembra strano che possa bastare un colpo di martello per creparla e allora addio bel suono limpido e argentino!
Mirko non si stanca di raccontare né si meraviglia delle nostre domande e, con le sue risposte, ci trasmette entusiasmo e insieme gioia di sapere. Gli chiediamo come è nata questa sua passione e quello che ci racconta è una nuova sorpresa.
“Sono nato alla Croce del Biacco, all’ombra di un campanile, ma non sono figlio d’arte“ – ci precisa poi continua – “ Fin da ragazzino ho avuto dimestichezza con la cella campanaria “ e ce ne spiega il motivo.
“E’ una vecchia consuetudine quella che i campanari abbiano sempre a disposizione del buon vino, …neanche noi lo disdiciamo…” Sembra quasi confidarci un segreto poi come per scusarsi, ridendo, continua ”Ci sono tanti detti popolari e proverbi che lo ricordano!” E ce ne dice un paio in dialetto  poi  facendosi serio continua – ”Purtroppo, soprattutto nei tempi antichi, i campanari bevevano più del necessario e questo è stato qualche volta motivo di incidenti.” Fa una breve pausa, forse a cacciare un triste ricordo, poi continua :” Sì! Suonare le campane può essere pericoloso e, oltre alla passione, occorre dimestichezza e tanta prudenza. Ma torniamo a come è nata questa mia passione.”
Adesso sorride divertito al vecchio ricordo:  “ Oltre al vino però c’è sempre stata l’usanza di mangiare qualcosa insieme quando si finisce di suonare. Quando ero ragazzino era la moglie del campanaro che preparava queste merende, ma ero io che le portavo sulla cella campanaria….Vedendo suonare ho cominciato ad interessarmi, a provare e così poco alla volta sono diventato campanaro…..”
Nel frattempo abbiamo raggiunto la meta: davanti alla chiesa ci aspetta Luca e insieme cominciamo a salire le ripidissime ed accidentate scale fino alla sommità. Lo spettacolo che ci si presenta è bellissimo: così viste da vicino le quattro campane, la piccola, la mezzana, la mezzanella e la grossa, sembrano enormi e dalla finestra il panorama sulla campagna primaverile si sussegue tra prati e alberi fino alle colline bolognesi. Ci raggiungono via via Simone, Luca, Giovanni, per ultimo Andrea che viene da Faenza. Tutti hanno qualcosa da ricordare e raccontare sorridendo e scherzando tra loro. Un gruppo affiatato, coeso, solidale. Ci presentano le campane: La grossa esce dalla fonderia Brighenti e porta la data del 1873, la mezzana invece è una Landi del 1767. La mezzanella e la piccola, datate 1823, fuse da Golfieri sono le più scarse: ”Poco stagno e il loro  ‘donnnnn ‘ non si allunga morbido ma fa ‘don on on’  spegnendosi rapidamente. Così non va bene!”
E’ Mirko che modulando la voce ci dà queste spiegazioni tecniche. Poi continua “Alcune campane hanno anche il nome ma al femminile tranne alcune di grande stazza come la grossa quella delle Cattedrale: ‘Al campanòn ed San Pir‘ dove in maggio andremo a suonare un doppio bolognese.”
Con dovizia di particolari ci mostra il ceppo fatto in legno d’olmo che sorregge le campane e parlando in bolognese ci descrive i singoli elementi nominandoli ad uno ad uno quasi accarezzandoli : “la stènga, agl’ uracc, l’ mzòl e soura al scranèl ...” infine ci fa notare che le campane e i cannoni (quelli militari) hanno la stessa nomenclatura: la bocca, la culatta, la capigliera. Strano connubio mi viene da pensare. Non conoscendo nessuno dei due strumenti do tutto per scontato.
Si avvicina il momento in cui la squadra ci dimostrerà come si suonano le campane. Mentre alcuni liberano i batacchi dai loro contrappesi i campanari ci fanno notare dei legni obliqui che fungono da limite protettivo. Infatti è contro questi che i campanari appoggiano la spalla senza mai avanzarli altrimenti l’orlo della campana e la testa del campanaro verrebbero a contatto con i rischi facilmente immaginabili. Per mostrarci la pressione che il corpo esercita sulla stanga Mirko si scopre la spalla e tra sterno e costole c’è un grosso callo.
I nostri campanari hanno preso posizione dinanzi a noi con i grossi canapi in mano mentre le campane ci dividono da loro. Dacia, la giovane borsista di INPDAP ed io infiliamo del cotone nelle orecchie e sedute su una panchetta ancorata al muro del campanile attendiamo lo “Scampanellio” che ci hanno preannunciato. Io sono seduta davanti alla grossa, Dacia davanti alla mezzana e tirate dalle corde le campane cominciano ad oscillare sempre più nel silenzio. I campanari, con la coda dell’occhio, seguono il movimento della campana più grossa: è lei che darà il segnale d’inizio dello scampanellio facendo il primo giro completo mentre le altre seguiranno in alternanza tra loro seguendo una cadenza stabilita.
Esistono un testi di “doppi” scritti che appartengono al repertorio tramandato nella memoria da molti anni, i campanari però devono impararli a memoria per eseguirli: una serie di rintocchi che si susseguono con ritmi ben precisi che tra loro si amalgamo fino a formare una melodia. Un momento veramente unico e speciale che ci emoziona profondamente.
La mia iniziale paura, dovuta al vicino roteare della ‘grossa’  e alle oscillazioni del campanile, va scomparendo davanti al festoso suono che si propaga laggiù in basso nella pianura. Ci complimentiamo con i quattro campanari che consideriamo molto bravi. Mirko invece ci fa notare che nell’esecuzione c’erano delle ‘aritmie’. I rintocchi delle campane devono battere con una frequenza regolare tra loro come dovrebbe fare il nostro cuore ed aggiunge un pensiero molto poetico: “Vi siete mai chieste perché il suono delle campane emoziona indistintamente tutti?“ – dopo una pausa prosegue – “In passato il suono della campana è stato il primo e a lungo il solo suono che ha scandito i momenti salienti della vita ed il bambino fin da quando era nell’utero materno ha imparato ad ascoltarlo assieme al battito del cuore della sua mamma, perché il suono metallico è penetrante. Prima il battito del cuore della sua mamma e subito dopo il rintocco della campana.”
Questa immagine, che l’umanità si tramanda, detta da un giovane, la trovo bellissima.
Ora il concerto prosegue spedito e ascoltiamo i diversi doppi bolognesi con l’ iniziale levata seguita dalla scappata, poi il doppio vero e proprio seguito dalla calata e la battuta finale, questa viene  stabilita  dal campanaro che muove la mezzana e lo fa battendo i piedi per terra .
Poi ci presentano altre tecniche di suono che noi facciamo fatica a comprendere mentre ascoltiamo emozionate le melodie che si snodano limpide e festose.
Il concerto è terminato ma non la serata. Messe a posto campane, corde e batacchi scendiamo nello spazio sottostante: non c’è suonata senza la tradizionale merenda con dolci e ottimo vino. Un’aria di festa e di condivisione a cui partecipiamo insieme. Dacia ed io a fare altre domande e loro con pronte risposte.
L’Associazione Campanari Bolognesi è nata il 21 aprile del 1912 e da poco ha festeggiato il centenario. Fin dall’inizio le donne erano ammesse. Per noi una nuova sorpresa!  Ci raccontano della conosciuta famiglia Spadoni di Imola perché oltre al babbo anche tre delle sei figlie e due dei tre maschi suonano le campane e di come la Diocesi tenda a valorizzare questa arte che sicuramente a Bologna per ora non va scomparendo. Ci spiegano che tra campanari e Fede Cristiana c’è correlazione e non può essere diversamente. Considerano le campane un richiamo verso Dio.
Infine una cosa che mi ha divertito all’inizio ma poi mi ha fatto pensare. Ai campanari piace gareggiare tra loro e per questo ci sono quattro categorie, dalla prima quella dei bravissimi, alla quarta diciamo quella dei principianti. Non ci sono concorsi o attestati per stabilire in quale categoria inserirsi . Ogni squadra è libera di entrare nella categoria che crede ma da questa non potrà  mai più retrocedere. E’ strategia della squadra stabilire il proprio giusto valore per poi poter arrivare primi in quella categoria piuttosto che inserirsi nella categoria superiore per essere poi eterni e ‘beffeggiati’ ultimi. Mi sembra un bell’insegnamento di vita.
Impariamo che i campanari di Westminster a Londra, sono tutti baronetti, “Qualcuno ha mai pensato di nominarvi  ‘Cavalieri della Repubblica?” E’ l’ultima frase che pronunciamo suscitando l’ ilarità di tutti.
Si è fatto tardi e così questa esperienza si conclude; salutiamo Giovanni, Luca, Andrea, Simone e Mirko per la loro bravura e per la loro affabile disponibilità con la promessa che nei primi giorni di Maggio andremo a sentirli  suonare in San Pietro. In quel campanile particolare e interessante potremo vederli manovrare le campane stando sulle travi. Un altro doppio Bolognese diverso che sicuramente ci porterà nuove emozioni e ci entusiasmerà.”
Mariella Fenzi

Condoglianze

L’Unione Campanari Bolognesi si stringe al dolore della famiglia per la morte di Giorgio Stanghellini instancabile “Spaléta” della Cattedrale.
Grazie di tuttto.